Ocrelizumab: riduzione significativa della progressione della disabilità nella sclerosi multipla recidivante e nella sclerosi multipla primariamente progressiva


Nel corso del 71° Congresso Annuale dell’American Academy of Neurology ( AAN ) sono stati presentati i nuovi dati di Ocrelizumab ( Ocrevus ) nel trattamento della sclerosi multipla recidivante ( SMR ) e primariamente progressiva ( SMPP ).
Le nuove analisi hanno dimostrato che la capacità di Ocrelizumab di ridurre il rischio di progressione della disabilità è associata a una esposizione più prolungata al trattamento e a livelli più bassi dei linfociti B, ed evidenziano l’impatto positivo di Ocrelizumab nel ridurre significativamente la progressione della disabilità.

I nuovi dati relativi alle analisi di farmacocinetica, farmacodinamica e di esposizione hanno dimostrato che una esposizione più prolungata a Ocrelizumab è correlata con livelli più bassi di linfociti B e con una progressione della disabilità inferiore nelle persone con sclerosi multipla.

Nei pazienti con sclerosi multipla recidivante, Ocrelizumab, rispetto a Interferone beta-1a ( Rebif ), ha ridotto il rischio di progressione della disabilità confermata a 24 settimane ( CDP24 ) per tutti i periodi di esposizione al trattamento; il rischio di progressione della disabilità è stato inferiore con una esposizione più prolungata a Ocrelizumab.

Un andamento simile è stato osservato nelle persone con sclerosi multipla primariamente progressiva, nelle quali Ocrelizumab ha ridotto il rischio di progressione della disabilità confermata a 24 settimane ( CDP24 ) per tutti i periodi di esposizione al trattamento rispetto al placebo.

Nelle persone con sclerosi multipla recidivante e sclerosi multipla primariamente progressiva, Ocrelizumab ha ridotto le lesioni T1 captanti Gadolinio e le lesioni T2 nuove / in espansione rilevate mediante risonanza magnetica a livelli quasi non-misurabili; nelle persone con sclerosi multipla recidivante, ha ridotto a livelli molto bassi i tassi annualizzati di recidiva ( 0.13-0.18 ) per tutti i periodi di esposizione al trattamento.

I dati di sicurezza sono rimasti coerenti per tutti i periodi di esposizione a Ocrelizumab, suggerendo che una esposizione più prolungata al farmaco non aumenta la probabilità di eventi avversi.

I dati a lungo termine, di oltre cinque anni, provenienti dalle estensioni in aperto ( OLE ) degli studi di fase III OPERA I, OPERA II e ORATORIO rispettivamente nella sclerosi multipla recidivante e nella sclerosi multipla primariamente progressiva hanno dimostrato che il trattamento precoce con Ocrelizumab riduce significativamente il rischio di progressione della disabilità permanente con un effetto che si mantiene nel tempo.

Nel periodo OLE di OPERA I e OPERA II, la percentuale di persone con sclerosi multipla recidivante con progressione della disabilità confermata a 48 settimane ( CDP48 ) è stata inferiore nel gruppo trattato con Ocrelizumab in modo continuativo ( per un totale di 5 anni ) rispetto a coloro che erano passati ad Ocrelizumab dopo 2 anni di trattamento con Interferone beta-1a nel periodo in doppio cieco ( per un totale di 3 anni di trattamento continuativo con Ocrelizumab ) ( 10.4% versus 15.7%; p=0.004 ).

Nel periodo OLE di ORATORIO, la percentuale di persone con sclerosi multipla primariamente progressiva con CDP a 48 settimane ( CDP48 ) è risultata inferiore nel gruppo trattato con Ocrelizumab in modo continuativo per oltre 5 anni e mezzo rispetto a coloro che sono passati a Ocrelizumab da placebo dopo il periodo di 120 settimane in doppio cieco ( 43.7% vs. 53.1%; p=0.03 ).

Inoltre, i risultati ad interim dello studio di fase IIIb OBOE ( Ocrelizumab Biomarker Outcome Evaluation ) nelle persone con sclerosi multipla recidivante, hanno mostrato che Ocrelizumab ha ridotto la presenza dei biomarcatori di danno neuronale e di infiammazione presenti nel siero e nel liquor alle settimane 12, 24 e 52. ( Xagena_2019 )

Fonte: Roche: 2019

Xagena_Medicina_2019