Sindrome clinicamente isolata: anticorpi neutralizzanti Interferone beta-1b dopo 5 anni
E' stata determinata la frequenza e le conseguenze degli anticorpi neutralizzanti ( NAb ) nei pazienti con un primo evento indicativo di sclerosi multipla trattati con Interferone beta-1b ( IFN beta-1b; Betaferon, Betaseron ).
Nello studio BENEFIT ( Betaseron/Betaferon in Newly Emerging MS For Initial Treatment ), i pazienti sono stati randomizzati a 250 microg di Interferone beta-1b oppure placebo, per via sottocutanea a giorni alterni per 2 anni o fino alla diagnosi di sclerosi multipla clinicamente definita.
Ai pazienti è stato poi proposto l’Interferone beta-1b, in aperto, per un massimo di 5 anni.
Lo stato degli anticorpi neutralizzanti è stato valutato ogni 6 mesi con l'esame di induzione della proteina A per il myxovirus.
Un titolo maggiore di 20 NU/ml è stato considerato NAb-positivo.
Le categorie dei titoli anticorpali sono state così definute: bassa ( maggiore o pari a 20-100 NU/ml ), media ( maggiore o pari a 100-400 NU/ml ) e alta ( maggiore o pari a 400 NU/ml ).
In questo studio sono stati esaminati i pazienti trattati precocemente, che hanno ricevuto IFN beta-1b per un massimo di 5 anni.
Gli anticorpi neutralizzanti sono stati misurati in 277 dei 292 pazienti trattati precocemente, e sono stati rilevati almeno una volta in 88 pazienti ( 31.8% ), con 53 pazienti ( 60.2% ) con conversione a NAb negativi al quinto anno.
Il tempo alla sclerosi multipla clinicamente definita, il tempo alla conferma di progressione della disabilità e il tasso di annullamento di recidiva non sono stati differenti tra i pazienti NAb-positivi e NAb-negativi o tra periodi di NAb positività versus NAb negatività.
L'aumento del numero di nuove lesioni attive e del volume delle lesioni in T2 e la conversione a sclerosi multipla secondo i criteri McDonald sono risultati associati a NAb positività, e sono stati più accentuati con titoli anticorpali più alti.
In conclusione, nonostante la positività agli anticorpi neutralizzanti sia stata associata ad un'aumentata attività del cervello alla risonanza magnetica, non sono stati osservati effetti apprezzabili sui risultati clinici.
Questa scoperta può riflettere il maggior potere della risonanza magnetica rispetto agli esiti clinici per determinare l'efficacia del trattamento con Interferone beta-1b e può anche derivare da cambiamenti temporali dei titoli degli anticorpi neutralizzanti e della biologia. ( Xagena_2011 )
Hartung HP et al, Neurology 2011; 77: 835-843
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